Tra il 1478 e il 1480, la famiglia Medici ordinò una copia del mappamondo di Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464). L’abate di San Michele Pietro Dolfin (1444-1525), poi generale dell’Ordine camaldolese, tradusse in latino i numerosi cartigli, raccogliendoli in un opuscolo poi andato perduto. A darne notizia è lo stesso Dolfin in una lettera inviata da Camaldoli al priore di San Michele, Bernardino Gadolo (1463-1499), che nel 1494 gli aveva chiesto una copia della traduzione latina da utilizzare, forse, per la sua storia dell’Ordine camaldolese.
Dolfin suggeriva al priore di cercare la traduzione nella sua cella di San Michele, spiegando che, nonostante la sua amicizia con Piero de’ Medici (1416-1469), i tumulti popolari antimedicei capeggiati da Savonarola (1452-1498) gli impedivano di far trascrivere i cartigli direttamente dalla copia del mappamondo allora conservata nel Palazzo dei Medici in via Larga. Probabilmente la copia fiorentina del “mappamondo di San Michele”, come allora veniva chiamato, andò distrutta proprio in conseguenza di quei tumulti.
La commissione medicea, tuttavia, è una chiara testimonianza della celebrità di cui l’opera godette nella seconda metà del Quattrocento, almeno fino alla scoperta del Nuovo Mondo, che impose una radicale revisione delle conoscenze geografiche.