L’analisi ravvicinata del mappamondo mette in evidenza come per le aree mediterranee, dal Mar Nero allo Stretto di Gibilterra, e per le regioni dell’Europa centrale e settentrionale il modello epistemologico dei mappamondi avesse raggiunto un limite critico non più espandibile. Quel modello si basava sull’integrazione di informazioni scritte e pittoriche, ovvero da un lato i toponimi e i testi descrittivi, dall’altro i disegni di città, templi, strade, fiumi, montagne e navi. Per le regioni menzionate esistevano tradizioni consolidate di conoscenza e rappresentazione che risalivano all’antichità, ma la combinazione sempre più miniaturistica di testi e immagini limitava notevolmente l’intelligibilità dell’opera.
Confrontando il mappamondo con la carta marina disegnata nel laboratorio di Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) secondo gli schemi tipici della cartografia nautica medievale, si evince come, nonostante il minor numero di toponimi, la leggibilità del mappamondo sia assai più difficoltosa. Il mappamondo, in altre parole, sembra marcare il limite del modello cartografico fondato sulla possibilità di integrare testi e immagini.
L’alternativa al modello dei mappamondi si profilò con la diffusione della cartografia matematica di Tolomeo (ca. 100-ca. 178), in cui il sistema delle coordinate geografiche consentiva la redazione di svariate carte regionali di cui il planisfero costituiva il quadro di unione. Le carte regionali rappresentavano una porzione ingrandita di territorio e consentivano di aggregare in modo ordinato informazioni geografiche gradualmente più dense e sistematiche. Con l’aggiunta delle tavole moderne nelle nuove edizioni della Geografia di Tolomeo si delineava pertanto il modello degli atlanti geografici che, anziché miniaturizzare la conoscenza del mondo, ne ampliavano la scala di rappresentazione fino al dettaglio topografico.