Nonostante l’oblio quasi immediato del nome di Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464), i suoi studi cosmografici sopravvissero nell’opera dei successivi eruditi e cartografi veneziani. All’inizio del Cinquecento, Alessandro Zorzi (sec. XV-XVI) raccolse uno zibaldone di lettere, descrizioni e mappe che illustravano il mondo allora conosciuto, dall’Asia al Nuovo Mondo. Tra i documenti raccolti troviamo quattro itinerari che da Gerusalemme e Alessandria portavano in Etiopia, descrivendo il Nilo e le sue sorgenti secondo un testo in volgare veneziano attribuito a un certo “frate Nicola” del monastero di San Michele di Murano. Il testo deriva chiaramente dal mappamondo di Fra Mauro o dalle note preparatorie del camaldolese, e si tratta del primo caso documentato di utilizzo del suo sapere cosmografico.
All’opera di Fra Mauro fece ricorso anche il cartografo cretese Giorgio Sideri (sec. XVI), detto Callapoda, che nel 1541, al servizio della Serenissima, disegnò una carta marina del Mediterraneo per il sopracomito delle galee Francesco Zeno il Vecchio (sec. XVI), riproducendo molti contenuti della carta marina di Fra Mauro oggi conservata alla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Ben informato sull’opera del camaldolese era presumibilmente anche il cartografo anconetano Grazioso Benincasa (ca. 1400-ca. 1482), anche lui attivo a Venezia e forse fonte di informazioni per il conterraneo Angelo Freducci (attivo ca. 1547-1556), che nel 1556 redasse un atlante nautico in cui si riconoscono chiari segni di derivazione dalle mappe di Fra Mauro. Dalla carta marina conservata alla Biblioteca Apostolica Vaticana sembrano derivare numerose mappe, in particolare quella del Mar Caspio e del Mar Rosso. Dal mappamondo, invece, derivano quasi certamente le ultime due mappe sulle regioni dell’Asia.