Contesto storico

Nella narrazione scritta e figurata del mappamondo, il mare è al tempo stesso il luogo dei sogni e delle paure. Da un lato Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) registra l’entusiasmo per la possibilità di nuove rotte di navigazione, dall’altro esprime la consapevolezza per la tragicità del mare. Scene di navigazione a vele spiegate di galee e giunche cinesi – queste ultime note attraverso i racconti di Marco Polo (1254-ca. 1324) e Odorico da Pordenone (ca. 1280-1331) – sono affiancate a scene terribili di naufragi, gorghi e correnti pericolose, e a cartigli che ammoniscono dall’avvicinarsi alle isole perse, ai mari delle oscurità, dove vi sono le “acque tegnenti”, che impediscono la navigazione e marcano i confini fisici e metafisici dell’agire umano. Uno sguardo ravvicinato alla ricca figurazione del mappamondo rivela un insieme di immagini che mettono in evidenza i drammi della navigazione oceanica: navi rovesciate, galee disalberate e in balia delle onde, bótti, scale, ponti e alberi tra i flutti, insomma i poveri resti di flotte distrutte dalle tempeste, attorniati da enormi pesci dalle fauci spalancate. Attraverso le figurazioni delle tempeste e dei naufragi, gli spettatori potevano riconoscere le sciagure del mare, immaginando le scene di panico e l’agonia dei naufraghi e delle navi inghiottite dalle onde al largo di Gibilterra e nell’Oceano indiano.