Cosmografia e fonti

Il disegno del mappamondo nelle regioni più meridionali, così come molti cartigli posti in Africa, in Persia e nel grande bacino dell’Oceano Indiano, riflettono saperi geografici mediati dalla cultura islamica. Di matrice islamica, ad esempio, è l’idea che il confine dei mari navigabili fosse marcato da una catena circolare di isole oltre la quale si trovava un immenso oceano tenebroso con acque impenetrabili. Ne parla, tra gli altri, il geografo al-Idrisi (1099/100-1166), attivo a Palermo nel XII secolo presso la corte normanna di Ruggero II (1095-1154). Di origine araba sono molti dei toponimi registrati da Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464), come Mahal e Duiamoal, isole dell’Oceano Indiano corrispondenti probabilmente alle Maldive, dove “mahal” significa “isole”; Isola Chancibar, cioè Zanzibar, la cui radice “Zanj” significa “terra degli uomini neri”; Abassia, in Africa, variazione di “Habash”, il nome che indicava le regioni etiopiche; Ifat, in Etiopia, derivato dal sultanato di Yifat, fondato nel XIII secolo; Macin, che indica i territori compresi tra l’India e la Cina, ricalcando la forma araba “Madjin”, a sua volta forse derivata dal sanscrito “Mahacin” e cioè Grande Cina; e, ancora in Africa, Dolcarmin, derivato da “Dhu ‘l Karneim”, “uomo dalle due corna”, epiteto divenuto toponimo, che nella cultura islamica designava Alessandro Magno (356-323 a.C.). Fra Mauro non conosceva l’arabo, ma la cosmografia cristiana tardo-medievale era permeata dalla cultura islamica, e Venezia, in particolare, aveva un canale privilegiato. Molti Veneziani vivevano al Cairo, ad Alessandria e nei porti islamici del Mediterraneo. Molti conoscevano l’arabo e il persiano, come Marco Polo (1254-ca. 1324), che grazie al persiano, una delle lingue ufficiali della corte mongola, ebbe incarichi di rilievo al servizio di Kublai Khan (1215-1294). Fu la presenza veneziana nei mercati orientali e mediorientali a favorire la diffusione della cultura islamica, di cui il mappamondo è in buona parte debitore.