Cosmografia e fonti

Un cartiglio posto al centro della Norvegia ricorda il naufragio del patrizio e mercante veneziano Pietro Querini (ca. 1402-ca. 1448) sulle isole Lofoten meridionali e poi in Norvegia. La sua galea fu disalberata da una tempesta al largo di Capo Finisterre nell’inverno 1431, mentre si dirigeva da Candia alle Fiandre, e fu spinta dalle onde a nord-ovest dell’Irlanda. Abbandonata la galea, Querini e alcuni membri dell’equipaggio rimasero per circa due mesi alla deriva su una lancia di salvataggio, prima di approdare fortuitamente sull’isola deserta di Sandøy, vicino all’isola di Røst nell’arcipelago delle Lofoten. Soccorsi dalla comunità locale di pescatori di merluzzo, i marinai veneziani sopravvissero all’inverno artico alloggiando nelle loro dimore. Nel maggio 1432, da Røst furono portati a Trondheim, dove si imbarcarono su navi vichinghe per l’Inghilterra e risalirono il Tamigi fino a Londra. Ospitati per qualche tempo dalla comunità locale di mercanti veneziani, attraversarono poi la Manica e rientrarono a Venezia cavalcando attraverso la Germania. A Venezia Querini redasse una relazione per il Senato, in cui raccontava l’accaduto e descriveva con precisione le comunità nordiche e i loro usi e costumi, tracciando la prima geografia fisica e culturale delle regioni artiche. È a partire dal resoconto di Querini che Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) delineò la geografia congetturale delle enormi regioni nordiche del mappamondo. Oltre la Norvegia, Fra Mauro disegnò territori chiamati Grolandia, Islant, Fillandia e Permia, ipoteticamente estesi fino a qualche grado oltre il Polo Nord, che nella sua rappresentazione risulterebbe localizzato nell’immediato entroterra del grande continente euroasiatico. Amplificando il racconto di Querini, Fra Mauro immaginò enormi distese ghiacciate abitate, fino all’estrema regione polare, da popolazioni feroci che vivevano sottoterra e si dedicavano alla pesca e alla caccia di animali da pelliccia.