Cosmografia e fonti

In uno dei cartigli più significativi del mappamondo, Fra Mauro (attivo ca. 1430-ca. 1459/1464) afferma di aver lavorato mettendo sempre a confronto lo studio dei testi geografici con l’esperienza dei viaggiatori, persone degne di fede che avevano avuto conoscenza diretta dei luoghi e dei popoli da lui descritti e rappresentati. Il buon cosmografo, secondo Fra Mauro, era tenuto a confrontare quanto scritto dagli antichi autori, come Plinio (ca. 23-79), Solino (sec. III) o Tolomeo (ca. 100-ca. 178), con quanto osservato ed esperito in prima persona dai suoi contemporanei. Tra questi, vi erano il veneziano Pietro Querini (ca. 1402-ca. 1448), che, a seguito di un naufragio, aveva percorso l’estremo nord dell’Europa ed era riuscito a rientrare a Venezia; Niccolò de’ Conti (ca. 1395-1469), che aveva visitato e descritto numerosi paesi in Estremo Oriente; i monaci etiopi, che gli avevano delineato le regioni interne africane; e gli emissari del re di Portogallo, che gli avevano fornito nuove mappe con i primi esiti delle loro navigazioni lungo le coste africane. Fra Mauro comparò i loro racconti e le loro mappe con il sapere degli antichi e cercò di integrare in modo critico le diverse informazioni. Nel mappamondo si affaccia un dibattito centrale nella cultura del Rinascimento, ovvero il confronto tra l’autorità degli Antichi e le nuove esperienze dei moderni. Ai cosmografi, secondo Fra Mauro, spettava il compito di vagliare, comparare e scegliere tra saperi che a volte s’integravano e a volte divergevano. In caso di discordanza, secondo Fra Mauro, doveva prevalere l’esperienza dei moderni.